Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

martedì 10 ottobre 2017

Nivolumab: esperienze personali

Ho tanto parlato dell'immunoterapia attiva (Nivolumab e Pembrolizumab) ma senza averla provata, quindi l'ho fatto decantando solo le informazioni che ho trovato, comprese quelle elencate nel bugiardino. Tuttavia, ora che ci sto dentro, ora che ho parlato anche con altre persone a cui hanno somministrato Nivolumab, mi pare proprio il caso di scrivere questo post invitando chiunque "ci sta dentro" a descrivere gli effetti collaterali sul proprio corpo, dato che ho constatato che ad ognuno fa un effetto diverso (non elencato necessariamente nel bugiardino).
Perciò questo post ha lo scopo di "allargare le statistiche ufficiali" e pertanto di essere utile a chi è in procinto di avere somministrata questa terapia.

Comincio:
Ormai sono alla quarta infusione ma i sintomi non si sono attenuati per niente. Una stanchezza cronica già di prima mattina appena alzata. Mi manca il fiato. Respiri molto corti. Dolori dolori dolori, nonostante il cerotto alla morfina a cui ho dovuto cedere (troppo dolore!!!) In pratica ci metto tutta la mattina a cominciare appena a riprendermi.
E da qualche tempo è cominciato pure l'acufene (e che me lo facevo mancare?)
Ah poi ci sono gli episodi di amaurosi (ma questi non so se attribuirli agli effetti collaterali, però... prima non li avevo!)
E mi si è pure gonfiato un seno di due misure (cacchio! se non fosse per il dolore me lo terrei visto che sono piatta ahahah), e i relativi linfonodi ascellari si sono gonfiati, ma ne ho anche sul collo (sta facendo il suo sporco lavoro e lo fa in questo modo?! Io lo chiedo ma mi danno sempre risposte vaghe, molto vaghe!)
Alla prima infusione ho avuto la febbre anche a 39.3, ora invece al massimo posso arrivare a 37.3 ma... prendo 8mg di cortisone e credo proprio che senza questo l'avrei più alta.
Si somministra ogni 15 giorni, il che significa (per me) che non faccio in tempo a riprendermi che subito ricomincio d'accapo
I dolori che il cerotto non riesce a coprire cerco di attenuarli con l'olio di cannabis Bedrocan e olio di cbd.
C'è da dire che senza cerotto (ed ecco perché ho dovuto cedere) il dolore al fegato era tale da farmi stare piegata in due, per non parlare poi del dolore allo stomaco. Terribile!
Insomma, non me lo aspettavo che su di me avesse questo effetto l'immunoterapia (mi sento la guerra dentro questo polmone!)
Tuttavia per molti altri non è stato così: ad alcuni è andata bene, senza troppi effetti collaterali, ad altri è andata anche peggio di come è andata a me...

lunedì 14 agosto 2017

Cancro anomalo (dice...)

Per la terza volta nell’arco di undici anni, da quando ho cominciato ad avere a che fare con l’alieno (è il caso di chiamarlo così "ma chi sei?!"), mi sono sentita dire che il “mio” adenocarcinoma si comporta in modo anomalo, cioè, non si muove come la norma (gulp!!) non ha recidivato dopo un paio di anni nonostante fosse un 3aN2M0 ...insomma ... non si comporta come fan tutti (e a me mo me ce vie’ da ride manco poco!! ma che vordì?!)

Quanto segue è un riassuntino che mi serve per raccontare questo percorso "anomalo" effettuato dall'alieno (non voglio usare parole come decorso o pregresso o regresso, ve l’ho detto... è anomalo!)

Comincio: il 2005 con un adenocarcinoma polmonare che tratto prima resezione linfonodi al mdiastino, poi con tre cicli di chemio (che non volevo fare ma vabbeh... pressioni esterne... confusione... ignoranza...),  indi, resezione lobo polmonare sup. sin., radioterapia per un mese.

Per qualche anno tutto bene fino ad un’avvistamento nel 2007 che non viene segnalato (pur se avvistato) nei seguenti controlli. Fino al 2010, quando mi allerto, e allerto, perché si faccia chiarezza su qualcosa che al 2009 si ritengono ancora cicatrici (da quanto ne so le cicatrici non aumentano e diminuiscono).
L'altalena di questi noduli in sede d’intervento che aumentano e diminuiscono ad ogni tac o pet di controllo fino a quando, dopo aver vissuto un periodo di m.... puzzolente che mi ha provocato un grande stress, questi noduli si riuniscono allegramente a formare un’unica massa (una cascata neoplastica l'hanno definita) che mi ha provocato una forte emottisi (tenuta sotto controllo con il tranex.
Capirai... è successo a cavallo di capodanno 2015/2016!! Ve lo lascio immaginare chi ci ho trovato degli oncologi... FràCavoloDaVelletri

Ordunque...
Dopo aver scoperto in malomodo una recidiva (e aver fatto pure troppi esami  per confermarla), mi ritrovo infine in attesa dell'appuntamento per fare una ago-biopsia che non avevo nessuna  intenzione di fare perché sarebbe trascorso ancora altro tempo e non  potevo permetterlo, mi sono messa alla ricerca di un trattamento  alternativo a chemio/radio (perché tanto era quello che mi sarebbe toccato!) che mi potesse subito risolvere quel problema da 5x5cm.
Cerca che ti ricerca alla fine ho trovato la crioablazione. Mi piace,  e nell'arco di un mese ho contattato il medico, che dopo aver visionata la documentazione diagnostica, mi ha trovata candidabile  al trattamento e dopo il consulto multidisciplinare, l'ho fatto. Il 31 marzo 2016, quando ero ancora in attesa dell'appuntamento per la biopsia da fare con l'altra struttura! 

Ancora una piccola recidiva scoperta con controllo da settembre 2016, e pur  tenendo la porta aperta ad un nuovo trattamento crioablativo, ho volto l'attenzione anche all'immunoterapia attiva (Keytruda/Nivolumab).
"Chissà che non abbia bisogno  di svegliare il mio sistema immunitario!"

Perciò ho contattato una delle due  strutture  che a Roma, sapevo somministrassero il Keytruda e Nivolumab, ma niente di fatto!
Un buco nell'acqua: una struttura non risponde al  telefono e sono almeno 5 contatti telefonici a disposizione! L'altra  invece dopo un giro largo di parole spese anche via email, pur sapendo che al nostro appuntamento avremmo dovuto parlare della somministrazione del nivolumab, mi hanno comunque proposto di nuovo la  chemioterapia.
Mah vabbeh! Vorrà dire che abbiamo fatto una chiacchierata... Ho declinato la proposta-invito, ho ringraziato, e salutato.

Al che, visti gli ostacoli su questa via  ("si vede che non è questa la strada che devo seguire" ho pensato fra me), mi sono preparata  l'Aloe arborescens (rigorosamente ricetta di padre Zago, niente che d'è  je ceco n'occhio!) nell'attesa che arrivi il giorno di un nuovo appuntamento con un'altra struttura che, almeno per telefono, mi aveva assicurato che sì, il trattamento immunoterapico lo somministravano.
(per la cronaca: l’occhio nun je l’ho cecato perché a quanto pare l’Aloe non ha avuto l’effetto desiderato, come ha confermato la pet di gennaio 2017)

L'appuntamento ero finalmente riuscita a prenderlo al Campus, ma la trafila per arrivare all'immunoterapia si è rivelata la stessa della struttura precedente.
11 gennaio (2017) ho avuto un colloquio con l’oncologa e un nuovo spiraglio si è aperto riguardo l’immunoterapia (bene, confermato anche al primo appuntamento!), ok, ma “bisogna dare un nome e cognome a questo cancro che si comporta in modo anomalo, troppo anomalo! prima di decidere con quale terapia approcciare” (mi dice).

Carta d'identità fatta: è lo stesso di 12 anni fa ma al 4° stadio (mi dicono), quindi niente mutazioni e niente terapia biologica.
Ma come?! abbiamo parlato di immunoterapia e mo' mi parlate di farmaco biologico?
Terapia possibile: chemio (cisplatino e alimta). Sono molto dubbiosa a tal proposito. Con l'altra struttura era stato più facile declinare ma con questa mi sembra di essere stata "messa dentro". Solo ora mi dicono che l'immunoterapia si può somministrare in seconda linea (secondo il protocollo). "Ma prima non sapevate dirmelo?" (ecco perché parlo di "messa dentro")

31 marzo: dopo due colloqui e un tira e molla che non vi dico, decido di farne una ("Almeno ne faccia una che nel 2005 l'ha sopportata bene, non dovrebbe avere problemi" - "Sì, vabbeh, ma sono passati anche tanti anni e si sa che pure il corpo cambia. Che vi devo dire: speriamo bene, senno' sarà la prima e l'ultima di sicuro!")
Sto male per un mese tra nausea, vomito, stitichezza, stanchezza, perdita di peso e non per ultimo un gran mal di fegato (tanto dolore da piegarmi in due, lo dico ai medici ma ...non mi credono! boh?! anzi, uno di loro mi dice che non è possibile che sia un effetto della chemio, che non passa per il fegato. (più tardi si scoprirà che c'è una massa 3x2cm pure lì e prima invece non c'era)
Secondo me abbiamo cominciato col piede sbagliato.

Mi suggeriscono di aiutarmi con l'olio di cannabis e dopo una ricerca in lungo e largo su cosa, come, quando (e tutte le informazioni che potevo recuperare parlando anche con persone che la stavano usando) mi decido a rivolgermi ad un medico che me la prescrive.
A Maggio finalmente arriva l'olio di cannabis poi la musica cambia. Tutto aprile sono stata malissimo e quel sentirmi subito meglio fin dalla prima somministrazione mi ha riportata sulla terra!

Dunque per tutto aprile, maggio e inizio giugno non ho seguito nessun'altra terapia ufficiale. La tac di giugno indica riduzione di alcuni noduli e altri colloquati mentre altri rimasti tali e quali. Io ci vedo il bicchiere mezzo pieno!

Dopo due mesi dalla chemio (siamo a giugno) mi chiamano e mi dicono che va bene, visto che non ho sopportato la chemio ora possono somministrarmi Nivolumab (che però, purtroppo mi fa lo stesso effetto della chemio!). Torna il dolore al fegato, vomito, ho la febbre (ormai sono mesi che ho la febbre, ok, ma è febbretta, qui invece sono arrivata a 39,3 gulp!!) e aumenta a dismisura il versamento pleurico (il polmone avvolge il cuore tanto è cospicuo il versamento e ormai ho il fiatone anche da ferma!).
Loro lo sottovalutano il versamento e dopo un altro mese (tra prendi questo che si assorbe e mo vediamo il da farsi) decido di andare al pronto soccorso (in verità mi ci portano con fermezza) dove mi effettuano una toracentesi dopo neanche un'ora di attesa.
Espello in tutto 2 litri e 7 di liquido rosso (c'era del sangue e neanche poco, persino con coaguli). Il giorno dopo torno a casa e comincio la penicellina per scongiurare infezioni eventuali.
Dopo dieci giorni mi decido a fare una lastra di controllo e il versamento è tornato!
Cacchio!!
Allora dagli giù con un po' di cortisone e lasix per tenerlo a bada. Vedo che la tosse mi passa un bel po' e anche il fiatone. Questi due medicinali stanno facendo il loro sporco lavoro, bene, ma non è che li posso prendere per sempre.
Decido di smettere un po' per vedere come va, e dopo qualche giorno ricomincio a espettorare rosato. No good. Dev'essere quel linfonodo nella loggia di Barety che preme sulla vena. Il cortisone evidentemente aveva un po' sgonfiato l'edema.
Nel frattempo (siamo ad agosto di già!) l'emoglobina è quasi tornata normale (era arrivata a 8.2 e ora e a 11.6), ho preso ferrograd di testa mia ma pure questo lo avevo smesso ...embeh me ricominciava a fa male er fegato! un po' di riposo sto corpo lo vuole e glie lo do.)

Ad oggi (siamo ad agosto) ancora non faccio alcuna terapia ufficiale perché mi pare bene che non posso farne. Chemio o immunoterapia col versamento (e anche col mal di fegato in agguato) non si possono fare mica tanto alla leggera. Credo proprio che peggiorerebbero le cose. Tuttavia mi è stata proposto di farne un nuovo ciclo a settembre, previa tac di controllo (...)

E ora come sto?
Al momento la qualità di vita è quasi normale. Quasi eh?! Mi alterno a giorni di stanchezza e giorni di energia, giorni e notti di tosse o tosse per poche ore al giorno, tanta espettorazione, episodi di amaurosi...
Insomma, non so come andrà quest'altro percorso anomalo dell'alieno,intanto me la vivo come viene e come mi sento di fare, l'essenziale è che
#NonostanteTutto
#IoNonHoPaura


e buon ferragosto a tutti!

venerdì 23 giugno 2017

U94 - la proteina anticancro

Alcuni ricercatori italiani hanno scoperto il funzionamento di una proteina, che potrebbe aiutare i malati di tumore a combattere la malattia del secolo.
Lo studio è stato condotto dal Prof. Arnaldo Caruso (professore ordinario di Microbiologia all’Università di Brescia) e dal suo team di ricerca (composto da ricercatori dell'ateneo lombardo, in collaborazione con l'Istituto di Virologia di Zurigo e il Dipartimento di Scienze Mediche di Ferrara).

La sigla della proteina anticancro è U94
Prodotta dall’herpes virus umano 6 – quello che provoca la cosiddetta ‘Sesta Malattia’ – è stata studiata inizialmente perché capace di intervenire su migrazione, invasività e proliferazione delle cellule endoteliali vascolari (ECS). In particolare, è stato dimostrato che la proteina inibisce potentemente l’attività migratoria di queste cellule.

I ricercatori italiani hanno quindi provato a testare la capacità di U94 di ostacolare la cosiddetta cascata metastatica. Il team guidato dal Prof. Caruso ha esaminato l’attività biologica della proteina sulle cellule di cancro al seno umano MDA-MB 231 prima, e su quelle del cancro cervicale umano HeLa, poi. E hanno scoperto che inibisce fortemente la migrazione cellulare, invasività e clonogenicità.

Al di là dei tecnicismi, i risultati sono chiari: U94 inibisce la crescita tumorale e delle metastasi. Proseguendo con la ricerca, si potrebbe arrivare a risultati importanti per curare questa terribile malattia.

Di seguito alcune dichiarazioni del Prof. Caruso estratte da un'intervista rilasciata alla GazzettaDelSud

Oggi esistono molti farmaci utili per combattere il cancro volti a danneggiare la cellula tumorale o a bloccare sostanze utili per la sua crescita e la sua diffusione nell'organismo. L'effetto straordinario e peculiare della U94 è quello di poter agire a "due compartimenti", esercitando contemporaneamente un'azione di blocco della proliferazione e della diffusione metastatica, agendo sia direttamente sulla cellula tumorale che indirettamente, sul suo microambiente vascolare. Quindi, da un lato la cellula tumorale maligna si trasforma in un elemento più benigno e meno invasivo, dall'altro non si formano vasi sanguigni a supportare il nutrimento e la fuga metastatica del tumore. Questa duplice attività è qualcosa che anche noi non ci aspettavamo come risultato e ne siamo rimasti inizialmente stupiti, fino a quando abbiamo compreso il meccanismo d'azione di questa straordinaria proteina virale. Vedere diventare un tumore ad alta aggressività, come il tumore indifferenziato della mammella, un piccolo nodulo senza capacità metastatica è qualcosa di incredibile. Potenza della natura!

(...)

Quando si affrontano temi così importanti, come la cura dei tumori, il nostro atteggiamento non può che seguire quello a suo tempo dettato dal Prof. Silvio Garattini. Non brevettare per permettere a tutti di sviluppare il miglior farmaco nel più breve tempo possibile. Siamo pronti a collaborare con chiunque sia interessato a tale progetto, condividendo esperienze e reagenti. L'importante è arrivare subito ad una cura che possa dare nuove speranze ai malati di cancro.

Non contenta di aver letto l'intera intervista (sai com'è...) ho contattato il Professore per avere notizie dirette, e lui, gentilissimo, mi ha risposto con chiarezza e non da meno con celerità. (per me fa parte di "quei medici con una marcia in più" non ci piove!)

Caruso Arnaldo
Ruolo: Professore Ordinario
Dipartimento: Medicina Molecolare e Traslazionale
Indirizzo: Servizio di Microbiologia - P.le Spedali Civili, 1 - 25123 Brescia
Telefono: 0303382057 - 0303995.792
Fax: 030395258
E-mail: arnaldo.caruso@unibs.it
Settore scientifico-disciplinare di appartenenza: MED/07 MICROBIOLOGIA E MICROBIOLOGIA CLINICA

> Buongiorno dottor Caruso,
faccio parte di un gruppo di ammalati di cancro che sta facendo ricerche sulle nuove scoperte che potrebbero aiutarci nel processo di guarigione (la chemio ci sta massacrando il sistema immunitario).
Durante la ricerca ci siamo imbattute in un articolo dove si parla di Lei e della "proteina anticancro" U94.
Ora, siccome siamo un po' stufi di falsi allarmi, l'idea è quella di contattare direttamente gli interessati e chiedere lumi a riguardo. Solo così potremo sapere se quanto si legge sul web può essere vero, o manipolato...
Le sarei molto grata se ci fornisse qualche informazione sulla U94
La ringrazio per l'attenzione e le auguro una serena giornata.
Un cordiale saluto
Enza Colotti

> Gent.ma Sig.ra Colotti,
la proteina U94 ha eccezionali attività anticancro. La modalità con la quale essa viene fatta produrre dalle cellule tumorali prevede l'uso di particolari vettori. In pratica è una vera e propria terapia genica quella che viene attuata perché la U94 sia prodotta dalla cellula e non iniettata come un comune farmaco. Questa modalità terapeutica ha costi elevati e bisogna avere al proprio fianco una importante ditta farmaceutica che possa sviluppare la U94 come farmaco per l'uso umano. La decisione di non brevettare la U94 come farmaco anticancro è volta a favorirne la produzione e l'uso nell'uomo al più presto. Purtroppo noi, più che questo, non possiamo fare. Ora si tratta di aspettare e vedere se si muove qualcosa. La nostra disponibilità a favorire qualsiasi ditta farmaceutica voglia produrre la U94 è massima e totalmente gratuita.
Mi spiace di non poterle dare al momento alcuna sicurezza di successo, ma spero fortemente che il farmaco si realizzi al più presto. Noi continuiamo a lavorare ed a cercare di rendere la U94 sempre di più interessante agli occhi di chi dovrà investire nella sua produzione e sviluppo.

Cordialmente
Arnaldo Caruso

e a questo punto, direi che uno chapeu ci sta tutto!!

mercoledì 3 maggio 2017

Dr. Ermanno Leo: oncologo vs chemioterapia

Dr. Ermanno Leo: “Tutti sanno che la soluzione del cancro non sarà la chemioterapia. E’ un affare nelle mani delle multinazionali del farmaco”

ermanno leo

 Il Prof. Ermanno Leo è un oncologo e chirurgo italiano, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia dell’Apparato Digerente Colon-Retto dell’istituto dei Tumori di Milano.


E’ una delle eccellenze italiane elogiato in tutto il mondo per aver sviluppato 25 anni fa una innovativa tecnica chirurgica nel trattamento del cancro al colon-retto. Infatti in assenza di essa i pazienti sono costretti a portare i segni di una mutilazione irreversibile, il famigerato sacchettino sull’addome. Grazie alla collaborazione con colleghi francesi, l’equipe del Dr. Ermanno Leo ha realizzato un programma innovativo che trova oggi consenso scientifico ad ogni livello grazie alla tecnica operatoria di tipo conservativo che mantiene l’integrità dell’organo.
Insomma è una personalità che per 40 anni ha avuto a che fare con il cancro e conosce quello di cui sta parlando. In una recente conferenza ha parlato chiaro: le multinazionali del farmaco di fatto bloccano la ricerca e ci costringono a combattere con i vecchi strumenti, tra i quali, appunto, la chemioterapia.
“Tutti sanno che la soluzione del cancro non sarà la chemioterapia.”
Ecco alcuni estratti del suo intervento alla conferenza:
“Io sono qui quasi per fare un mea culpa come oncologo, ma se dovessimo paragonare e confrontare ciò che ho sentito oggi che di encomiabile tecnologico è avvenuto nell’oncologia sono profondamente deluso e rendo omaggio a chi non ce l’ha fatta e a chi in questo momento non ce la sta facendo.
A me interessa un dato, poi tutti sappiamo che i giochi statistici si possono manipolare e fare: in Italia ci sono ogni anno quasi 180.000 morti di cancro, se questo è il segno di un successo io vado ai giardini pubblici.
Il timore mio, e me ne assumo totalmente la responsabilità, è che il cancro in questi decenni sia diventato un affare insieme alle guerre.
Il tumore al colon-retto, di cui mi occupo e di cui si conoscono tutti i precursori, è l’unico che potrebbe scomparire dalla faccia della terra, se ne ammalano ogni anno 50.000 persone con 25.000 morti l’anno. Se si facesse una colonscopia a tutti gli italiani sopra i 45-50 anni non ci sarebbe più la malattia perché si andrebbero ad asportare le forme ancora benigne e evitare la trasformazione in maligna così da non ricorrere al potere delle multinazionali.
Io lo dico senza vergogna, ma queste persone ormai gestiscono il problema farmaco fregandosene che i morti non sono assolutamente diminuiti e anzi, perché il problema è che tutti sanno che la soluzione del cancro non sarà legata alla chemioterapia. Bisognerà cambiare completamente registro.”
Se vogliamo dare alcuni dati sulle multinazionali del farmaco (bigpharma). 600 miliardi di dollari sono le vendite delle prime 50 aziende farmaceutiche nel 2013 che equivale al PIL aggregato di 82 paesi, praticamente la metà del mondo.
“Quindi il dramma è questo che bisogna avere il coraggio di dire io sono scandalizzato ma sapete quante società medico-scientifiche esistono in Italia? 800! Ma sono tutti scienziati?? E’ una cosa folle! Per il cancro non conosciamo i meccanismi ( che ne sono alla base) ed alla gente non si dice la verità.
Un mio amico di cui non posso fare il cognome mi ha detto che non siamo preoccupati della fuga dei cervelli all’estero ma degli imbecilli che restano qua. E’ una cosa abbastanza allucinante. Mi scrive un mio amico che è stato pochi giorni fa ad un congresso importante a Washington dove prima di ogni relazione al congresso è obbligatorio rendere palese le sovvenzioni che ricevono dalle case farmaceutiche.
Io per sfida, quasi per disperazione, scrissi ai miei collaboratori all’amministrazione dicendo che da ora in avanti i medici non dovrebbero andare a più di due congressi l’anno, scegliendo i migliori. Successe un finimondo! Perché voi dovete sapere che le multinazionali assoldano, soprattutto la parte medica particolare che utilizza i loro farmaci, per cui li devono mandare in giro a fare da sponsor, con risultati spesso manipolati! Perché se noi dovessimo sommare tutte le notizie giornalistiche che enfatizzano tutte le scoperte che sembrano aver trovato il rimedio, ora dovremmo aver debellato la malattia.. c’è qualcosa che non va!
Una società seria, vale in politica, economia ma soprattutto sulla salute, si pone degli obiettivi, approva dei progetti, ma dopo due anni chiamo il progettista, il cosiddetto scienziato, e gli chiede dove sei arrivato. Se il progetto ha una prospettiva io te l’ho foraggio mille volte, ma se non porta da nessuna parte ed è solo frutto e mezzo perché tu a possa acquisire un posto socialmente utile sulla salute, non lo accetto! Non te ne faccio una colpa, ci hai provato, ma cambiamo registro. Ci sono troppi progetti volti al mantenimento di un posto di lavoro.
Manca il sistema di controllo che dice la ricerca è fondamentale ma mi dovete dire dove state andando!
Guardate che noi siamo salvi, come generazione, per due persone: Fleming che scopre la penicillina, tanti nostri genitori sono morti per una banale polmonite, e non l’ha scoperta con i soldi di bigpharma ma con il cervello! L’altro grande personaggio della storia è Albert Sabin perché altrimenti oggi molti sarebbero qui con le stampelle o le sedie a rotelle, e l’ha fatto senza approfittarsi del 455 che oggi dilaga approfittandosi della generosità degli italiani che danno soldi ma non si è mai capito dove vanno a finire, perché non c’è un resoconto!
Oggi in Italia si ammalano 400.000 persone di cancro e continuiamo a scambiarlo per una malattia ma sono almeno mille malattie che si comportano in maniera una diversa dall’altra anche se sembrano uguali dal punto di vista biologico.
In Italia vi è una professione, quella degli scienziati, che non esiste, una laurea in “scienzologia”, che non esiste, come non esiste l’ordine degli scienziati. Ma veramente torna il discorso che non sono quelli scappati ma quei quattro pirla rimasti?? Ditemi come si fa ad essere denominati scienziati, come possano aver codificato una nuova professione che è quella degli “scienziati”.

Ecco il video integrale dell’intervento del Dr. Ermanno Leo

 https://youtu.be/Qatq5ir4rK4

(postato da Riccardo Lautizi su DIONIDRIM)

sabato 29 aprile 2017

Condivido qui un post della dottoressa Margherita Luongo trovato  anch'esso grazie alla condivisione sulla pagina CANNABIS SHE CAN
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OZONO TERAPIA, CANNABIS E CANCRO

Ce ne parla la dottoressa Margherita Luongo, dal minuto 17, seguono le PREZIOSE testimonianze di alcuni pazienti oncologici in cura che hanno ripreso a VIVERE e SPERARE.

Non dobbiamo smettere di PARLARNE, non dobbiamo smettere di ATTIVARCI a favore della salute.

La Amor Fondazione Onlus Maria Guarino deve portare avanti la RICERCA per poter aiutare gratuitamente i malati in tutta Italia.

Ognuno di noi può contribuire CONDIVIDENDO il video, SOSTENENDO la Fondazione e ATTIVANDOSI nel ricercare contatti con MEDICI in tutta Italia disposti a collaborare per questo importante progetto, a favore di TUTTI

Sito internet: amoronlus.com

https://www.facebook.com/margherita.luongo.5/videos/o.62099939880/10210632679727383/?type=2&theater
Margherita Luongo era in diretta sul diario di OSSIGENO OZONO TERAPIA FONDAZIONE ONLUS AMOR.


OSSIGENO OZONO TERAPIA e TUMORI: PARLIAMONE

Ossigeno ozono terapia in ambito oncologico, come valida terapia adiuvante nei pazienti trattati con radio e chemio. Da anni lei si occupa di questo trattamento attraverso attività di ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli, con diverse pubblicazioni all’attivo e risultati clinici molto incoraggianti.

“L'ossigeno ozono è una miscela di gas medicale naturale formata da ossigeno 97% e ozono 3%. Una volta assorbita dal sangue e dal plasma ha varie attività: è un potente antinfiammatorio, ha attività analgesica, antimicrobica, antivirale e antimicotica, ma soprattutto AUMENTA L'OSSIGENAZIONE e MIGLIORA LA VASCOLARIZZAZIONE.”

APPLICAZIONE IN AMBITO ONCOLOGICO

“La carenza di ossigeno crea un ambiente acido, terreno fertile per il tumore, bloccando anche le difese immunitarie. L’Ozono aumenta le difese immunitarie aumentando l’ossigeno e creando un ambiente alcalino che blocca la crescita del tumore. Attraverso questo trattamento viene quindi bloccata la proteina responsabile della crescita del tumore. L’Ossigeno ozono terapia può essere associata al PROTOCOLLO STANDARD poiché potenzia gli effetti della chemio e ne riduce gli effetti collaterali.”

OZONO e CANNABIS

Un’associazione interessante è OZONO e CANNABIS. Si è visto che la cannabis lavora in sinergia con l’ossigeno ozono terapia bloccando il TRMP8 responsabile delle metastasi.

COME INZIARE IL TRATTAMENTO

Per accedere al trattamento secondo il protocollo della dottoressa Luongo, è necessario effettuare la prima visita a Napoli.

DURATA DEL TRATTAMENTO

Il trattamento consiste in insufflazioni rettali della durata di 5 minuti.
Si inizia con 4 sedute a settimana per 3 mesi, seguite da una pausa per 3 mesi. Se il tumore è ancora attivo si prosegue con le 4 sedute a settimana. Se invece il tumore è regredito si effettua il mantenimento 2 volte a settimana. Quando tutto è negativo il mantenimento di 2 sedute viene fatto per 3 mesi con pausa di altri 3 mesi per 5 anni.

REGIONI CHE HANNO ADERITO ALLO STUDIO

Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Campania, Sicilia.
La terapia viene fatta a titolo gratuito grazie ai medici sostenitori della fondazione Maria Guarino amor che si sostiene solo grazie alle donazioni e al 5 × 1000., e ai soci e medici sostenitori
Per info contattare la Dott.ssa Luongo cell. 338 91 72 018

CANNABIS SHE CAN

Valentina Zuppardo, moglie di Mirko Figoli, ha deciso di creare la pagina CANNABIS SHE CAN  per dare l'opportunità a tutti di conoscere altre vie (oltre quelle ufficiali) per affrontare il cancro e ce lo spiega così: 

IL PERCHE' DI QUESTA PAGINA

Oggi per me ricorre uno di quei giorni che non si scordano.

Immaginate un giorno come tanti.
Immaginate, in quel giorno come tanti, piovere d'improvviso la malattia come fulmine a ciel sereno.
Tutto si ferma. Tutto si svuota. Tutto perde valore.
Immaginate svanire sogni, progetti, futuro.
Immaginate di essere catapultati in un modo surreale, dove i giorni si susseguono, i dubbi e le paure crescono.
Un mondo fatto di buio, sofferenza e dolore. Un mondo che non puoi raccontare ai tuoi bambini, un mondo che non puoi dividere con gli altri e che non sai come affrontare.
Allora speri che le cose si risolvano, perché una cura non può non esserci. In fondo sai così poco di questa malattia, una soluzione di sicuro ci sarà.

E invece no, una soluzione non c'è.

Allora cadi ancora più giù, sul fondo.
E mentre ti arrovelli giorno e notte, in cerca di un perché capisci che hai due strade: venire schiacciato dal dolore o trasformare quel dolore e quella fottuta rabbia in FORZA.
Allora asciughi le lacrime, alzi il viso e ti rendi conto che non sei solo, che intorno a te ci sono milioni di persone con il tuo stesso dolore e la tua stessa fottuta rabbia.

Non sei solo e te ne accorgi solo ora perché quel dolore e quella rabbia sono la tua quotidianità.

Scopri che ci sono bambini che affrontano ogni giorno con il sorriso e l'innocenza la malattia, ragazzini che confortano i propri genitori nonostante la sofferenza, giovani madri e giovani padri che fino all'ultimo sostengono la famiglia dando loro forza, uomini e donne che tirano fuori una forza innata. Ma c'è anche tanta, tanta, tanta disperazione.

Allora scegli di COMBATTERE non solo per TE, ma anche per TUTTI loro. La TUA battaglia è la LORO battaglia. Quella di chi non ha più voce per URLARE.

Scegli di COMBATTERE perché non puoi sempre aspettare che arrivi qualcun altro a farlo al tuo posto.

Scegli di COMBATTERE per provare a cambiare le cose, nel tuo piccolo.

Ho scelto di aprire questa pagina perché ai malati vengano offerte armi in più. Perché chi è malato ha già il peso della malattia e non dovrebbe preoccuparsi di difendere i propri diritti.

Ho scelto di aprire questa pagina perché nessuno sceglie di ammalarsi ma TUTTI devono poter scegliere come CURARSI, attraverso una corretta informazione e la gratuità delle cure. Attraverso uno stato che investe nella RICERCA e tutela i propri cittadini, soprattutto quelli più deboli.

Noi abbiamo una grandissima arma a disposizione, che spesso dimentichiamo: l'UNIONE.

Facciamo sentire la nostra voce e facciamolo nel modo giusto

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UN PO' DI CHIAREZZA SULLE NOSTRE CURE INTEGRATE

Dopo la messa in onda dell'intervista a mio marito e al dottor Marco Bertolotto, che ci segue con la Cannabis terapeutica, molte persone ci hanno contattato chiedendoci maggiori informazioni sulle terapie integrate che seguiamo da 2 anni e mezzo.
Ci teniamo a chiarire che mio marito, affetto da tumore cerebrale inoperabile, ha seguito fin da subito dopo la diagnosi, e in concomitanza a chemio e radio, le seguenti

TERAPIE INTEGRATE:
- Protocollo dietoterapico di supporto seguito dal Biologo Nutrizionista Dott. Riccardo Monaco presidente Nutri.prof. di Roma.
- Protocollo integrato del dottor Paolo Lissoni, oncologo di Milano, esperto di PNEI.
- Ipertermia oncologica profonda in un centro di Genova.
- Dopo circa sei mesi abbiamo introdotto la cannabis terapeutica, quando già i sintomi legati all'emiparesi (definita irreversibile dagli specialisti) erano rientrati e la malattia si era stabilizzata.
- Abbiamo introdotto anche altre integrazioni a discrezione dei medici che ci hanno seguito.
L'intervista è stata incentrata sulla Cannabis terapeutica per scelta del programma e non sarebbe stato possibile esaurire in pochi minuti 2 anni e mezzo di cure.

Abbiamo avuto l'opportunità di parlare di CURE INTEGRATE e ci tenevamo a farlo perché c'è scarsa informazione a riguardo, tra i pazienti ma anche tra i medici. Il nostro è stato un percorso lungo e difficile, soprattutto nel reperire le informazioni e trovare medici preparati.
È giunto il momento che se ne PARLI.
È giunto il momento che i malati siano INFORMATI sulle varie opportunità di cura da poter affiancare al protocollo seguiti sempre da medici specializzati.
È giunto il momento che si crei consapevolezza tra le persone, affinché possano SCEGLIERE come curarsi.

Valentina Zuppardo


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CANNABIS E CHEMIOTERAPIA, ASCOLTATE...
Interessantissimo intervento del Prof. Ivan Nabissi sull'impiego della CANNABIS TERAPEUTICA come sinergizzante alla chemioterapia per tumore cerebrale e mieloma.
I risultati clinici (su pazienti) ci sono, ascoltate...
Dobbiamo portare alla luce questi risultati importantissimi in modo che tutti i pazienti possano affiancare fin da subito la cannabis al protocollo
https://www.youtube.com/watch?v=aXwf6zyY2Gw

testimonianza
OZONO TERAPIA E CANNABIS VS SARCOMA 4 STADIO
Condivido la testimonianza di questa fantastica ragazzina di 13 anni a cui non erano state date speranze un anno fa.
https://www.facebook.com/trillitrillino.trillino/videos/o.62099939880/1948868745341744/?type=2&theater
Vale o no la pena di portare avanti la ricerca???
‎Trillitrillino Trillino‎  a  OSSIGENO OZONO TERAPIA FONDAZIONE ONLUS AMOR·
La storia di mia figlia: oggi grazie all ozono e la cannabis sta bene
#insiemesipuo www.amoronlus.com


mercoledì 26 aprile 2017

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Elisabetta Biavati, è l'amministratrice principale del gruppo Dolore e Cannabis Terapeutica (https://www.facebook.com/groups/WeedyouandMe/), creato il 6 luglio del 2016 e che ad oggi conta poco meno di 3000 iscritti. Questo gruppo è dedicato ai malati per i malati, è un luogo virtuale dove confrontarsi, capire l'andamento delle terapie con la cannabis terapeutica, conoscere gli eventuali centri dove ci si può curare o i dottori che la prescrivono. E' una rete solidale tra malati e professionisti medici. Un gruppo nato con l'obiettivo di creare un luogo di informazione, confronto e supporto per la terapia di varie patologie a base di cannabis terapeutica. Proprio per dare completezza a tutto ciò vi sono medici e farmacisti che interagiscono con i preziosi consigli per risolvere dubbi nelle indicazioni e preparazioni galeniche che sono la centralità delle varie cure.

Il 22 aprile 2017, da encomiabile attivista qual è, nonostante il suo stato di salute non proprio ottimale, Elisabetta ha oltretutto avuto l'idea di lanciare anche la singolare iniziativa #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA (insieme a Valentina Zuppardo) che in pochi giorni ha accolto circa 1.000 adesioni.

Valentina Zuppardo è moglie di paziente oncologico: #cimettolafaccia a favore della CANNABIS TERAPEUTICA per la ricerca sul cancro e non solo.
E' amministratrice della pagina Cannabis She Can (https://www.facebook.com/valentinazuppardo.causa/?hc_location=ufi) nata anch'essa nel 2016 e conta poco meno di 2000 sostenitori. La prima cosa che risalta all'occhio una volta entrati nella pagina è un post fissato in alto che invita ad appoggiare l'iniziativa a favore della cannabis terapeutica attraverso una email standard da inviare alle istituzioni, che pubblico qui di seguito:

Passate parola!
INVIAMO TUTTI LA MAIL STANDARD CHE SEGUE ALLE ISTITUZIONI
Ho creato una MAIL STANDARD da inviare alle istituzioni, chiunque voglia appoggiare questa iniziativa a favore della CANNABIS AI SOLI FINI TERAPEUTICI può inviarla alle seguenti mail pubbliche:

segr.rs@sanita.it (Direzione generale della ricerca e dell'innovazione in sanità)
segretariato.generale@sanita.it (Lorenzin)
g.apuzzo@sanita.it
roberta.pinotti.senato@gmail.com
segr.dgfdm@sanita.it (Marcella Marletta)

~~~ Copia il testo della mail che segue ed invialo ~~~

OGGETTO: #noicimettiamoLafacciaeilCuore

Buongiorno,
scriviamo questa mail perché vogliamo urlare contro l'indifferenza che ruota attorno alla cannabis terapeutica e ad i suoi impieghi.
Scriviamo perché intorno a noi ci sono milioni di persone che vivono nel dolore e nella sofferenza una vita che spesso non può essere definita tale, perché la malattia ti trasforma fino a toglierti tutto.
Scriviamo perché non ne possiamo più di sentirci impotenti e perché tutto questo non può continuare ad essere ignorato.
Ci uniamo al grido di chi soffre e ha bisogno di un'arma in più in questa battaglia.
Chiediamo che il Governo investa nella ricerca clinica sulla cannabis terapeutica per tutte le patologie potenzialmente trattabili.
Chiediamo che medici e farmacisti vengano adeguatamente formati e siano pronti a prescrivere e curare con la cannabis terapeutica.
Chiediamo che venga fornita corretta informazione alle persone malate e non, sulle opportunità di cura.
Chiediamo accessibilità alle cure per tutti i malati indipendentemente dalla regione di appartenenza.
Chiediamo una risposta.
Abbiamo bisogno di concretezza nell'immediato perché chi è malato non ha tempo di aspettare e la salute è un diritto di ogni cittadino.

Gli Italiani.


Le illustrazioni dell'iniziativa #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA sono a cura di Mirko Oni Figoli, marito di Valentina: ultimamente mi sto occupando della parte grafica di una pagina Facebook dedicata al sostegno della Cannabis terapeutica, se ne volete sapere di più su questa nobile causa seguite il link https://www.facebook.com/groups/1028112503991191/?fref=ts


Il seguente post è a cura di Elisabetta Biavati e di Valentina Zuppardo:

Nell'ultimo periodo stiamo assistendo ad un enorme interesse a livello mondiale dei trattamenti con la Cannabis Terapeutica, in Italia può essere prescritta da qualsiasi medico per patologie quali:
- DOLORE (neuropatico ed oncologico),
- SPASTICITA' DA SCLEROSI MULTIPLA,
- NAUSEA e VOMITO DA CHEMIOTERAPIA,
- STIMOLAZIONE DELL'APPETITO IN PAZIENTI ONCOLOGICI,
- SINDROME DI TOURETTE,
- GLAUCOME FARMACO RESTISTENTE.

Questo fitocomplesso contiene più di 150 cannabinoidi, molecole attive dal punto di vista medico/farmacologico e dalle molteplici capacità terapeutiche, tra queste i più conosciuti sono sicuramente il THC e il CBD.
A causa del proibizionismo, la diffusione della cannabis come rimedio farmacologico diminuì decisamente nel giro degli ultimi 60, 70 anni. Tuttavia la pianta torna oggi ad essere usata nel trattamento di tante patologie, come ad esempio per ridurre gli effetti collaterali dovuti alla chemioterapie, o per trattare il dolore soprattutto nelle forme croniche e la spasticità muscolare.
È stato studiato il suo utilizzo per numerose altre applicazioni mediche, ma non vi sono dati sufficienti per conclusioni sulla sua totale efficacia. Sono inoltre in corso alcuni studi sugli effetti antitumorali del THC.

Questa campagna nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa terapia e sulle difficoltà di noi pazienti nell'accedere ad essa, sia a livello economico sia a livello di ricerca di medici e centri specializzati in questa specifica terapia e sulla necessità. E' tempo che si cominici a fare una seria ricerca clinica anche in Italia.

Alcune delle nostre richieste sono:
* Estendere l'accesso gratuito a tutte le regioni
* Corsi di formazione per medici di base
* Regolarizzare le posizioni dei malati che hanno la patente e vengono trattati alla stregua di drogati con patenti speciali
* Vaporizzatori come ausili medici, quindi o forniti dallo stato o con la possibilità di scaricarli come tali.
* Qualora venisse prevista l'erogazione gratuita, che la cannabis terapeutica venga fornita non solo nelle farmacie ospedaliere ma anche in quelle private (come avviene ora in Emilia Romagna)
* Possibilità di accedere a dei fondi per attivare le ricerche cliniche per cannabis terapeutica
* Campagne di sensibilizzazione sull'argomento ricerca clinica anche a livello antitumorale e antiepilettico
* Farsi carico di fornire informazioni adeguate ai pazienti con pagine apposite del ministero della salute
* Aumentare le patologie per cui è possibile prescrivere in erogazione gratuita la cannabis terapeutica
* Possibilità di organizzare filiere italiane di produzione di resine e concentrati controllati e certificati.
* Istituire un "ente" che controlli le farmacie e le standardizzi in modo che ogni farmacia dia un prodotto analogo (soprattutto oli e resine)
* Possibilità di avere licenze ad aziende private e certificate, sul modello canadese, che coltivino strain appositi soprattutto per patologie particolari come epilessia, tumori etc etc

Di seguito anche le spiegazioni di come fare ad aderire alla nostra campagna di sensibilizzazione spiegate dal Dottor C in persona!!! Non dimenticatevi l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Campagna di sensibilizzazione promossa da DOLORE E CANNABIS TERAPEUTICA & CANNABIS SHE CAN a favore degli usi terapeutici della cannabis, perché possa essere vista per quella che è, una CHANCE TERAPEUTICA FONDAMENTALE per tanti malati.

Volete sostenere questa campagna?


1. Scaricate e stampate il cartello con l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA presente nelle foto e nei file del gruppo.


2. Scattatevi una foto con l'hashtag e caricatela sul gruppo riportando nel post l'hashtag #IoSostengoLaCannabisTerapeutica 


3. Invitate i vostri amici a fare lo stesso ed invadiamo INSIEME i social!




Tutti posso sostenere questa campagna, malati e non.

Dottor C ha bisogno di NOI!

Regole del gruppo:
Il gruppo è pubblico ma tutti i post saranno soggetti ad approvazione da parte degli amministratori. I post e le foto non attinenti alla campagna verranno eliminate. All'interno del gruppo saranno pubblicate notizie relative alla campagna e ad eventi divulgativi ed iniziative sul tema cannabis terapeutica.



giovedì 23 marzo 2017

Cannabis terapeutica: buoni risultati ma troppi pregiudizi



Ce l’abbiamo fatta! Siamo riusciti ad intervistare nuovamente il Dott. Marco Bertolotto, a distanza di 15 mesi dalla prima intervista che ci rilasciò a Milano, questa volta direttamente dal suo centro operativo: l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, nella provincia di Savona. Riusciamo così finalmente ad aggiornarci e ad aggiornare i numerosi lettori che tempo fa dimostrarono di aver molto apprezzato l’articolo.


Dall’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di intervistarla, come si sono evoluti i progetti di cui ci aveva parlato sulla cannabis terapeutica?

Abbiamo fatto grossi passi avanti nel frattempo: oggi al Centro di Terapia del Dolore dell’Ospedale Santa Corona seguiamo circa 600 pazienti tra i quali buona parte di loro nella terapia del dolore, altri sono pazienti tumorali che seguiamo per le cure palliative, altri ancora sono pazienti tumorali che seguiamo invece come terapia tumorale, poi abbiamo pazienti con la sclerosi multipla, pazienti con la fibromealgia, pazienti con l’artrite reumatoide ed alcuni pazienti con l’epilessia. Naturalmenteutte essendo io uno specialista in terapia del dolore, tutte le cure che esulano dalla terapia del dolore le seguo in collaborazione con altri specialisti: neurologi, oncologi, reumatologi.
Sicuramente il dato che viene fuori è che la cannabis è una grande opportunità, anche se va messa in mano a persone che sanno come si deve utilizzare, perché rispetto a quelli che sono i farmaci tradizionali non abbiamo un prodotto che possiamo utilizzare milligrammi pro kilo: dobbiamo fare dei prodotti galenici che devono essere preparati dal farmacista e come si fa normalmente con i prodotti di questo tipo, se li fai in una determinata farmacia puoi riscontrare determinati valori di tetraidrocannabinolo, fatto da un’altra farmacia può cambiare sensibilmente. Quindi ci sono molte variabili e il medico ha un ruolo importante nel seguire il paziente, perché deve adattare la terapia alla sintomatologia e agli effetti collaterali.

Da parte della classe medica sta riscontrando un buon interesse verso questa pianta curativa?

Quello della preparazione della classe medica è uno degli aspetti più complessi. Sicuramente rispetto a 2 anni fa le cose sono cambiate in meglio, nel senso che c’è più interesse. Personalmente vengo chiamato sempre più spesso per fare conferenze, convegni e congressi, o per parlare anche a piccoli gruppi di medici che mi chiedono se posso spiegare loro cos’è la cannabis, come si utilizza, etc. Questo è un dato certamente interessante che mi permette di affermare che c’è senz’altro un’apertura.
Un’apertura che si verifica sostanzialmente grazie ad una forte pressione da parte dei pazienti: siamo ancora in una fase in cui i pazienti sono più avanti dei medici per quanto riguarda l’uso della cannabis per uso medico. Quando i pazienti stanno male con le medicine tradizionali e non riescono a risolvere il problema, leggono, ascoltano conferenze, fanno ricerche su internet e spesso scoprono che con la cannabis ci può essere del beneficio e così chiedono informazioni al proprio medico di famiglia; quando il medico è impreparato, prima si rifiutava e diceva: “No,  queste sono cose che non hanno nulla a che fare con la medicina!”, oggi incomincia a dire: “Mi devo interessare, devo capire!” e quindi i medici stessi mi chiamano spesso per fare attività di formazione.
Con l’Associazione Medical Cannabis poi, abbiamo anche creato il primo corso online per medici, farmacisti e pazienti dove poter apprendere tutte le informazioni sulla cannabis ad uso terapeutico, e sta avendo un ottimo riscontro.

Come si è evoluto il progetto su un possibile Centro Medico specializzato sulle cure a base di cannabis terapeutica?

Avevamo l’idea di fare una vera e propria clinica che potesse curare con l’utilizzo della cannabis, ma è un progetto che ha incontrato tantissime barriere, tutte di natura morale (e/o culturale n.d. r.): i grossi gruppi farmaceutici non vogliono ancora legare il proprio nome alla cannabis, c’è ancora troppa diffidenza. Per cui lavoriamo ancora in modo poco coordinato come invece dovremmo evitare di fare.
Negli scorsi giorni però è nato un gruppo che si chiama: “Medical Cannabinoid Clinic (MCC)”, di cui sono il Senior Advisor e spero che con questo gruppo si riesca a lavorare, a fare delle cose nuove. L’idea è di partire dal Regno Unito per mettere in rete medici di varie parti d’Europa e cercare di capire se si riesce a far pressione sui grossi gruppi farmaceutici, perché siano disponibili a portare avanti anche questo tipo di terapia. Quindi nelle prossime settimane porteremo avanti anche il nome della MCC di Londra.

A che punto è la ricerca sull’effetto della cannabis terapeutica sul cancro?

Oramai è definito e chiaro che la cannabis abbia effettivamente una sua funzione come antiemetico (contro il vomito), come anti-nausea, contro il dolore e favorisca l’appetito; queste sono tutte funzioni importanti nel paziente affetto da tumore perché avere qualcosa che migliora la sua condizione è sicuramente utile.
Ma sono stati fatti anche dei lavori pre clinici che dicono che la cannabis ha una sua funzione antitumorale, perché induce la cellula tumorale a morire. La cellula tumorale infatti perde la funzione di “apoptosi”, ovvero viene meno il meccanismo di morte programmata. A quanto pare la cannabis riesce a reintrodurre nella cellula la morte programmata, per cui la cellula tumorale muore.
I dati sono interessanti; i primi studi sull’uomo sono stati fatti su tumori cerebrali ed in particlare sul  “gliobastoma multiforme”, che è uno dei peggiori tumori che ci siano perché non dà scampo; ma persino su questo tipo di tumore, con la cannabis ci sono dati positivi. Speriamo nelle prossime settimane/mesi/anni di avere dei dati ancora più interessanti.


I ricercatori italiani purtroppo non riescono a fare ricerca come vorrebbero e come dovrebbero poter fare perché intorno alla cannabis c’è ancora un forte pregiudizio e quindi i comitati etici non sempre danno un parere positivo per questo tipo di ricerca; non solo: il Ministero della Salute al momento non sta autorizzando gli studi sulla cannabis terapeutica. Quindi i nostri ricercatori spesso devono condurre gli studi tramite altre nazioni come l’Israele, gli USA, il Canada, l’Olanda, la Spagna per riuscire a portare avanti la ricerca.
Speriamo nel prossimo futuro sia possibile vedere anche ricercatori italiani impegnati in questo campo, nel loro paese.

Cos’ è cambiato dal punto di vista legislativo dall’ultima intervista?

Non è cambiato molto dal punto di vista legislativo (ricordiamo che il disegno di legge sulla legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo e sull’armonizzazione della legislazione sull’uso terapeutico è stata rispedita in commissione lo scorso ottobre, n.d.r.), ma a gennaio 2017 è stata resa disponibile la cannabis di produzione statale, che si chiama “FM2”. È un’ottima cannabis che contiene tetraidrocannabinolo e cannabidiolo ed è simile al Bediol, già prodotto dalla ditta olandese Bedrocan; quindi oramai sono circa 2 mesi che c’è questa disponibilità e cominciamo a prescriverla ai primi pazienti. Vedremo se la produzione sarà una produzione continua e se la qualità sarà mantenuta come nel primo lotto che è arrivato.
Personalmente spero che la potranno produrre anche delle aziende, perché francamente sono sempre contro i monopòli e contro uno Stato che invece di fare il regolatore fa il produttore. A me piace il modello canadese dove lo Stato detta delle linee guida alle quali i produttori devono attenersi. Questo, secondo me, sarebbe il sistema migliore, perché avremmo probabilmente più tipi di cannabis, quindi diverse qualità, diverse concentrazioni e di conseguenza avremmo davanti un ventaglio di possibilità sicuramente utile per il paziente e sicuramente il prezzo si abbasserebbe rispetto a quello odierno.

Quali sono le principali criticità in Italia che permangono riguardo all’uso della cannabis terapeutica?

Uno dei grandi problemi della terapia con la cannabis è che essendo un prodotto galenico, la qualità è in funzione dell’operatore che la produce. Se il farmacista è pratico, capace, ha esperienza ed ha una strumentazione valida, riusciamo ad avere un prodotto standardizzato, se invece il farmacista non ha tutte queste caratteristiche si rischia che oggi dia un prodotto di un certo tipo e domani di un altro; perciò quando abbiamo a che fare col paziente non capiamo perché non funziona o ha degli effetti collaterali strani. Quindi il modus operandi degli operatori è ancora in fase primordiale.
Oggi i metodi di somministrazione sono: le capsule decarbossilate, l’olio, la vaporizzazione, le supposte, le tisane e ognuno di questi ha la sua peculiarità e non sono mai metodi sovrapponibili, né si può mai passare dall’uno all’altro senza fare dei tentativi.
Speriamo che in un prossimo futuro la ricerca da parte delle case farmacologiche riesca a trasformare questa pianta in qualche cosa di facilmente utilizzare per tutti e facilmente reperibile nelle farmacie. Noi (Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, n.d.r.) abbiamo la nostra farmacia ospedaliera, quindi abbiamo un prodotto che oramai è standardizzato, ma la maggior parte in Italia non sono farmacie ospedaliere, quanto piuttosto farmacie private; ognuno ci si butta dentro e prova, però spesso non riesce a capire cosa funziona e cosa no: non è ancora molto scientifico l’atteggiamento. 
       

Cosa desidera cambi nel prossimo futuro in Italia e cos’è in generale per lei “l’Italia che cambia”?

Il primo auspicio è che cadano definitivamnete i pregiudizi, subito dopo spero che si tenga separata la cannabis per uso medico da quella per uso ludico: se mettiamo tutto nello stesso calderone non facciamo un buon servizio per nessuna di queste categorie; per cui il mio auspicio è che il prossimo Parlamento, visto che presto o tardi ci saranno le elezioni, affronti il tema cannabis in modo differente.
La cannabis in sé è sicuramente parte di un’Italia che sta cambiando, o perlomeno che prova a cambiare ed è un cambiamento difficile, dove ci sono grandi resistenze e stiamo lavorando tantissimo e in pochi. Sembra però che un po’ di porte comincino ad aprirsi e questo è sicuramente positivo, cominciamo a poter seguire tanti malati, ad avere più medici che si interessano alla questione; anche da parte del Ministero della Salute inizialmente c’era una chiusura nei confronti dei medici che si occupavano di cannabis, mentre ora c’è più apertura.
La parte più indietro in assoluto è la politica in questo momento, perché è una politica distratta, disattenta, autoreferenziale, una politica che si guarda l’ombelico pensando che sia il centro del mondo. Questo in quanto operatori del settore è il nostro problema principale e sarà difficile operare un vero cambiamento, a meno non ci si prospettino due strade: la strada della gente che prova a cambiare e la strada di una politica che farà altro. Speriamo che prima o poi queste due strade si incontrino e che non lo facciano in modo traumatico. Il vero problema è che il cambiamento è fondamentale e necessario e quando questo non avviene e non è governato, comunque accadrà qualcosa. In qualche modo i sistemi si resettano, no?
La cannabis è un piccolo capitolo che però è rappresentato da milioni di persone che chiedono di potersi curare anche con metodi naturali, ma curarsi in modo integrato. Chiedono che venga loro riconosciuto questo diritto. Ma abbiamo una politica sorda che pensa che questo non sia un suo problema.
Speriamo che cambi!

Per ulteriori approfondimenti cliccate qui.

Qui una lista completa dei medici e delle farmacie che in Italia utilizzano la cannabis terapeutica.

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia