Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

domenica 7 febbraio 2016

A colloquio con un medico coraggioso

Cancro: guarire si può
 
Intervistiamo il dr. Sergio Signori, autore di "Siamo guariti dal cancro", in cui ha dato voce a quanti sono guariti spontaneamente da una malattia ancora ingiustamente considerata incurabile.
 “Il mio intento” afferma l’autore “è quello di diffondere un messaggio di fiducia, dimostrando, prove alla mano, che guarire è davvero possibile”.



Incontriamo Sergio Signori, medico internista, omeopata e naturopata, in occasione della prima tappa del suo tour promozionale del libro Siamo guariti dal cancro – Testimonianze di libera guarigione (edito da Nuova Ipsa), che si annuncia già come un best seller.
Copia di foto Sergio
il dott. Sergio Signori, medico internisa e omeopata
Ben mille persone sono accorse ad ascoltare dalla sua voce e da quella di alcuni fra i tanti testimoni del libro, quella verità che da tempo aspettavano di udire: dal cancro si può guarire, come da qualsiasi altra malattia, del tutto spontaneamente.

Un’affermazione niente affatto azzardata, visto che si fonda su conoscenze millenarie, oltre che sulle più recenti scoperte dell’epigenetica, della nuova biologia e della nuova medicina. Ma a dimostrarlo, in questo libro, sono soprattutto le “prove viventi” rappresentate dalle persone guarite nei modi più disparati, scardinando prognosi, protocolli e convinzioni consolidate; a dispetto di diagnosi che in molti casi non lasciavano loro alcuna speranza.

Domanda. Dottor Signori, come le è nata l’idea di questo libro?

Risposta. Naturalmente, mentre mi trovavo in ambulatorio, anche se nessuno dei testimonial del libro è mai stato mio paziente, anche perché io preferisco parlare di “persone” e non di pazienti.

D. Rispetto al cancro, la comunità scientifica è tuttora ancorata a rigidi protocolli, anche per il fatto che il cancro rappresenta innegabilmente un colossale business…

R. Tengo a precisare che il mio libro non vuole andare contro qualcosa o qualcuno. Si limita soltanto a proporre casi di guarigioni spontanee, con l’intento di dimostrare che guarire è possibile, anche più spesso di quanto la medicina ufficiale non sia disposta di fatto ad ammettere.

D. Nel suo libro il lettore troverà anche qualche “ricetta di guarigione”?

R. No, ma avrà la dimostrazione che la guarigione è un potenziale dell’individuo e quindi anche proprio. Nel libro ci sono ventisette testimonianze di guarigione, ma altre mi sono arrivate anche dopo la pubblicazione e continuerò a cercarne, perché è importante continuare a dar fiducia alla gente.

D. Qualcuno, più che di fiducia, potrebbe rimproverarle di seminare illusioni…

R. Non sono io a sostenere una qualche tesi nel libro. Le storie, tutte documentate rigorosamente, parlano da sole. Vi sono casi di guarigione al limite dell’incredibile, con prognosi anche molto gravi e talvolta un’aspettativa di vita di pochissimi giorni.

D. E’ vero che le donne guariscono più facilmente degli uomini?

R. La mia casistica sembrerebbe dimostrare di sì, ma non ne conosco le ragioni. Tra l’altro sono stati pubblicati in altri libri o articoli centinaia di casi di guarigioni spontanee, ma nessuno ha mai ascoltato queste voci.
copertina libro 
D. Eppure il cancro passa ancora per una malattia incurabile… Come mai?

R. Perché la medicina ufficiale sostiene che da soli è impossibile guarire e che occorra comunque seguire un certo iter terapeutico, che il più delle volte prevede l’intervento chirurgico, piuttosto che la chemioterapia, la radioterapia, o l’uso di farmaci molto pesanti. Eppure esistono anche metodi alternativi, a cui i malati oncologici potrebbero affidarsi. I guariti del mio libro hanno seguito le vie più disparate. Ognuno scegliendo ciò che ha trovato più congeniale per se stesso.

D. Che cosa accomuna allora queste guarigioni?

R. La fiducia nella possibilità stessa di guarire. Ricordo la madre di un bambino, la quale si era sentita chiedere da lui: “Mamma, è vero che tu morirai?”. Questa donna riferisce di aver prima convinto il figlio che sarebbe sopravvissuta e di aver poi impiegato i successivi due giorni a convincere di ciò anche se stessa.

D. Quindi possiamo dedurre che nel nostro organismo accade ciò di cui siamo convinti?

R. La nuova genetica, cioè l’epigenetica, sta dimostrano che è proprio così.
C’è anche da dire che la paura è certamente il peggior ostacolo alla guarigione. A ciò si aggiunge il grande problema degli screening di massa e delle sovradiagnosi… Gli esami comunemente proposti per la prevenzione, dalla mammografia, al pap test, al psa, al sangue occulto nelle feci, sono metodi di prevenzione basati sulla volontà di prendere in tempo questo terribile “babau” che minaccia di ucciderci. Peccato però vengano chiamate “cancro” anche alterazioni cellulari che potrebbero benissimo rimanere allo stadio in cui si trovano, se non addirittura guarire. Invece le persone, vengono atterrite e puntualmente avviate verso il solito percorso di interventi, chemio, radio e così via.
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La cellula cancerosa


D. Come medico “integrato”, qual è invece il suo approccio personale alla malattia oncologica?

R. Dopo vent’anni nei reparti di medicina generale, posso dire che noi medici sappiamo bene che esistono veleni e radiazioni potenzialmente cancerogeni, che possono provocare secondi e terzi tumori, ma li consideriamo quasi dei mali necessari. Io però ho una visione unitaria della persona e ne rispetto l’integrità psicofisica. Il mio approccio pertanto è quello di non curare la malattia, bensì la persona stessa, che va considerata anche in relazione all’ambiente in cui vive, ai rapporti che ha, al senso che dà alla sua vita, a ciò che mangia e a tanti fattori che la distinguono. D’altro canto la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda da decenni l’impiego di medicine non convenzionali, ma la cosa viene ancora puntualmente disattesa.

D. Ha accennato all’alimentazione. Ha davvero un ruolo così importante nella cura del cancro?

R.
Certo, è importante, così come lo è l’ambiente in cui viviamo, ma non in assoluto, perché i fatti provano che non si può generalizzare neanche in questo. Ma aiuta tenere sotto controllo l’acidosi e mangiare cose che ci piacciano e che digeriamo facilmente. Se anche il cibo diviene uno stress, questo non mi guarisce, così come se l’ambiente in cui vivo è inquinato da onde elettromagnetiche. Per guarire infatti ci vuole vita, benessere, piacere…

D. Quindi ciascuno dovrebbe riconoscere semplicemente qual è la propria strada per seguire, in base a chi è e a che cosa gli piace?

R. Esattamente. Come dice Edoardo Bennato nella canzone L’isola che non c’è: “Se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te”.
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Importante per la guarigione è anche un'alimentazione naturale

D. Non è facile sentir parlare così di cancro un medico. E molte persone non ne parlano affatto volentieri, come se questa malattia fosse un tabù… Invece occorre uscire dall’isolamento, perché un fattore molto negativo è ritrovarsi a gestire da soli lo stress e le ansie della malattia. Molti si sottomettono a cure devastanti, solo per compiacere i propri congiunti e non essere abbandonati. E spesso l’isolamento riguarda anche i medici che tentano strade alternative alle consuete.

D. Il suo libro è incoraggiante, ma è anche vero che di cancro tanti ancora muoiano…

R. In realtà in genere si muore di tutt’altro. Secondo l’epigenetica, si muore per le diagnosi, perché convinti di non avere speranze, perché qualche parente è morto della stessa malattia, per le prognosi di poco tempo e per le parole terribili con cui ci si riferisce alla malattia: evolutiva, maligna, infiltrante, metastatica, terminale, fulminante… Roba da far venire i brividi!

Bruno Groening
Il guaritore tedesco Bruno Groening (1906-1959)
D. Entriamo così in forme-pensiero autodistruttive?

R. Proprio così. E la nostra convinzione ci induce a rassegnarci, ad avere paura, a disperarci, invece che a reagire. Il resto lo fanno poi gli interventi spesso mutilanti e le terapie pesantissime, che spesso uccidono le persone invece di guarirle, come attestato dalle casistiche ufficiali. Ciò nonostante non voglio sconsigliare di farsi operare o di fare la chemioterapia in assoluto, specie se si temono conseguenze peggiori. Però almeno si dovrebbe sostenere l’organismo anche con altre terapie che attenuino i fenomeni tossici delle cure ufficiali. Basta informarsi, per trovarle.

D. Quanto è importante essere seguiti dal medico giusto?

R. La fiducia nel medico è importante, ma non è lui che guarisce, bensì la persona stessa. Perché la guarigione viene da dentro, proprio come la malattia che è qualcosa che avviene nella persona e non al di fuori di essa. Quando guarisce la persona lo fa da sé grazie a quel potenziale che gli antichi chiamavano la vis medicatrix naturae, l’energia guaritrice della natura. Il compito del medico quindi non è altro che quello di aiutare la persona a risvegliare il proprio potenziale di guarigione naturale. I medici inoltre dovrebbero fare rete e cooperare fra loro per il bene di tutti.

D. Parliamo invece della spiritualità. Quanto aiuta nell’affrontare il cancro?

R. La dimensione spirituale è molto importante. E non parlo necessariamente dell’avere un culto o una religione, ma solo una percezione del sacro nella vita. Infatti il mio libro è dedicato ad un grande guaritore tedesco, Bruno Groening, il quale era una figura cristica e guariva come Gesù, chiunque fosse già pronto a guarire se stesso nello spirito e nel corpo.

Per saperne di più:
Video con un’intervista a Giulietta Bandiera: http://nonsoloanima.tv/blog/2015/il-miracolo-non-e-guarire-ma-e-vivere/

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e a questa bella e interessante intervista, aggiungo una lettera aperta tratta dal libro "Siamo guariti dal cancro" del dr. Sergio Signori:


AI COLLEGHI MEDICI


Cara collega, caro collega.

Sono ben consapevole di fare parte di una nicchia ristretta di medici che ritengono proficuo, per sé e per le persone che intendono assistere, ampliare la propria formazione professionale integrando il bagaglio di conoscenze della Medicina accademica con altre di derivazione antica o più o meno moderna.

Sono ancora più consapevole che molti messaggi che offro in questo libro, molte “cose” che scrivo, possono apparire azzardate se non addirittura prive di fondamento, come l’affermazione che sia possibile (possibile, ripeto) guarire da qualsiasi malattia.

E’ con fiducia che ti invito a meditare su tutto questo senza andare subito nel rifiuto, considerando che quanto scrivo non è né avventato né improvvisato ma è il frutto di anni (direi decenni) di studio, di riflessione, di disponibilità a rivedere incessantemente anche ciò che sembra una certezza acquisita. La storia della conoscenza umana è disseminata di convinzioni (scientifiche e “popolari”) che hanno richiesto anni, decenni o secoli per venire modificate.

La convinzione che in campo oncologico (comprendendo cancri, linfomi e leucemie) e che nella gestione di altre malattie si stia commettendo qualcosa la cui gravità sarà valutabile solo dalle generazioni future non è soltanto mia, sono decenni che i medici e scienziati parlano di “guarigioni spontanee” e/o di un significato biologico di queste malattie che nulla ha di “maligno”. Questi scienziati, questi medici sono stati costantemente ignorati o avversati, come pure tutti quelli che hanno proposto terapie “naturali” (quanto è impropria questa parola!) di efficacia accertata e comprovata. E questo vale anche per altre malattie, considerate “inguaribili”.

Penso che uno dei messaggi più “indigesti” per noi medici, fra quelli che do in questo libro, sia quello che la guarigione avviene “da dentro”, che è un potenziale intrinseco a ogni creatura vivente (medici e medicine sono un aiuto). Questo, apparentemente, ci toglie potere, il potere di guarire.

Siamo certi di avere bisogno di questo potere, e oltretutto di continuare a volercene assumere la responsabilità? Altro potrebbe essere il nostro potere, quello di sapere risvegliare nelle persone il loro potenziale di guarigione. Se ne hai voglia, leggi la “Biologia delle credenze” di Bruce Lipton; se ha ragione, ci conviene cambiare paradigma.

Ti invito a considerare la tabella a pagina 117; forse è il caso di essere più prudenti nel fare certe previsioni basate su statistiche…ti ricordo che da solo, “chiedendo qua e là”, ho raccolto in pochi mesi queste vicende di guarigione; è lecito pensare che ve ne sia un numero imprecisabile di cui nessuno sa nulla. Trovi riferimenti a moltissime altre guarigioni a pagina 149.

Se vorrai raccogliere anche tu testimonianze si potrebbe creare una rete per diffondere questo messaggio di fiducia e di guarigione.

Credo anche che sarebbe nostro diritto-dovere di medici proporre alle competenti sedi istituzionali di introdurre la libertà di scelta terapeutica sia per i medici che per le persone curate.

Ti ringrazio e spero vorrai considerare quanto dico con disponibilità e apertura.

Un collegiale saluto.

Sergio Signori