Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

sabato 15 febbraio 2014

Stamina: gli italiani partono per Israele

reportage (pubblicato il su LaStampa) di Maurizio Molinari inviato a Tel Aviv 
 

Il dottor Slavin: “Vannoni? Non so chi sia. Io curo chi non vuol morire”
 
Il dottor Shimon Slavin, pioniere dei trapianti di midollo osseo

È una scommessa che lo ha portato, a 72 anni d’età, ad essere il punto di arrivo per pazienti, israeliani, arabi ed europei, che vedono nelle terapie con le cellule staminali una strada da tentare per «evitare la morte» come riassume Slavin.
Il tono perché è quasi remissivo: precisando che «non faccio pubblicità nè pubbliche relazioni perché nella mia attività ciò che contano sono solo gli studi scientifici che vengono pubblicati».

La provenienza dei pazienti è descritta dalle lingue parlate dal suo staff di dottori, specialisti, infermiere e segretarie: arabo, ebraico, francese, inglese, italiano, romeno, russo, spagnolo e svizzero-tedesco. Gli italiani che chiamano chiedendo appuntamenti e visite sono un fenomeno iniziato, quasi all’improvviso, circa un anno fa.

«Il ritmo adesso è di una media di cinque nuovi pazienti al mese» spiega Ruth, la sua segretaria sfoggiando un ottimo italiano.

«Non ho idea del perché abbiano iniziato a venire qui da noi, l’unica maniera per conoscere ciò che facciamo è partecipare a convegni scientifici o leggere pubblicazioni mediche» sottolinea Slavin, sposato con tre figli e continuamente in viaggio da una capitale all’altra.  
 
L’arrivo degli italiani è un risultato delle polemiche nel nostro Paese sul metodo «Stamina» promosso da Davide Vannoni.
«Non so davvero chi sia costui, non l’ho mai incontrato e non ho idea se sia o meno autore di pubblicazioni di tipo scientifico - assicura Slavin - ma se non ne ha fatte allora appartiene alla categoria dei ciarlatani». 

Forte della credibilità sui trapianti di midollo osseo di cui gode in Israele, Slavin è un convinto assertore della possibilità di curare con cellule staminali. È tanto liquidatorio nei confronti di Vannoni quanto invece mostra attenzione per i pazienti che bussano alla porta del suo studio: «Si tratta di persone che vogliono vivere e per questo meritano ogni possibile attenzione».

Crede nell’efficacia delle terapie con le cellule staminali ma sceglie la prudenza nel sostenerlo: «L’esito non è garantito ma i successi avvengono»

Come dire, si tratta ancora di una situazione di bilico. Difende a spada tratta il metodo scientifico di prelevare cellule staminale adulte, coltivarle e adoperarle per rispondere a gravi malattie ma esita a sbilanciarsi sui risultati.

«Le cellule staminali possono essere l’unica soluzione a malattie a tutt’oggi incurabili che ci affliggono come il diabete, il morbo di Parkinson e la sclerosi ma lo sviluppo delle terapie relative - ammette - sta attraversando una fase di difficoltà perché cresce da parte delle autorità regolatorie in tutto il mondo la pressione tesa a classificare le cellule staminali come se fossero dei farmaci di tipo tradizionale».  

È una tendenza che viene dagli Stati Uniti dove la «Food and Drug Administration», l’Ente che veglia su cibi e medicinali, si sta muovendo in questa direzione «con il conseguente allineamento di molti altri governi, incluso quello di Israele dove il ministro della Sanità ha iniziato a farci delle difficoltà».
Slavin non crede alla trasformazione delle cellule staminali in nuovi farmaci da acquistare in farmacia per due motivi convergenti.
 
Primo: «Per loro natura le cellule staminali sono personalizzate, ogni essere umano ha le proprie, sono diverse da quelle degli altri, e non possono dunque essere trasformate in prodotti standard validi per tutti».
 
Secondo: «Per realizzare un farmaco di questo tipo servono almeno 1-1,2 miliardi di dollari di investimenti e dieci anni di ricerche, i soldi possono certamente metterli le società farmaceutiche sempre alla ricerca di buoni affari ma il tempo di attesa è troppo lungo per essere accettabile da pazienti che sono alle prese con malattie ancora senza risposta e vogliono continuare a vivere». 
 
Riguardo alle terapie, di cui si considera un «pioniere», Simon Slavin spiega che «ve ne possono essere diverse in più Paesi perché devono rispettare i regolamenti in vigore». Anche per questo viaggia in continuazione, al fine di seguire pazienti che si trovano lontano da Tel Aviv.

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