Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta. E il tentativo di limitare l'arte della medicina solo ad una classe di persone, e la negazione di uguali privilegi alle altre arti, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica.
Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza USA, 17 Settembre 1787

giovedì 1 maggio 2014

Laboratorio armonico (3 e 4)

3) Tempo cronologico e tempo cairologico


Il primo divide il tempo in passato, presente e futuro.
Il secondo significa “tempo opportuno” oppure “periodo di tempo indeterminato entro il quale qualcosa di speciale accade”. Nel nostro caso significa “tempo di maturazione”.

Che cosa deve maturare?
Deve maturare il nostro centro magnetico, cioè lo strumento più importante del nostro laboratorio, senza il quale questo non ha alcuna possibilità di funzionare.

Da cosa dipende questa maturazione?
Non da noi.

In poche parole non è affar nostro decidere se è ora di maturare o no, se è ora di incamminarci verso una forma di consapevolezza o no.
Siamo “armonici”: dipendiamo da influenze esterne ed interne. Il tempo cairologico è una di queste.

Il disegno del tempo cairologico è per noi ignoto.
Noi possiamo solo chiederci se per noi questo momento, cioè il compimento della maturazione nel senso di possibilità di iniziare a comprendere, è giunto oppure no.

Spesso ci domandiamo perché chi è di fronte all’evidenza della necessità di cambiare, imparare, svilupparsi non si decide a farlo.  Questo non è affar nostro.
L’unica cosa che possiamo fare è chiederci se noi siamo disposti a farlo, ovvero se io come singolo individuo mi ritrovo nella condizione di poter iniziare un lavoro che mi renda più consapevole.

4) L’inizio del lavoro del nostro laboratorio armonico
L’inizio non è ben definito e non è sotto il nostro controllo. Dipende appunto dal tempo cairologico.
Ci ritroviamo a farci delle domande nel bel mezzo di un sentiero e non abbiamo ancora la capacità di sbattere le palpebre per vedere se il terreno che stiamo calpestando è illuminato oppure no.
Siamo tuttavia in grado di riconoscere il fatto di essere in cammino grazie a sintomi molto sottili: un generico senso di urgenza, di necessità, di desiderio non spiegabile, non tangibile.

Possiamo definirci stufi di questo o quest’altro, possiamo sentirci continuamente insoddisfatti per quello che la vita ci riserva, possiamo sentirci senza direzione e così via.

La risorsa più preziosa, il carburante che permette agli apparecchi del nostro laboratorio di rimanere accesi è lo stato di urgenza, di necessità.

Da qualche parte dentro di noi qualcosa spinge per emergere, respirare e liberarsi di cose che lo ostacolano.
Questo qualcosa desidera ardentemente di essere libero.
Che cos’è?
È l’essenza.
Chi le impedisce di uscire?
La personalità.
Come mai questa cosa? Qual è la dinamica che si instaura tra questi due fattori?

Ci faremo aiutare da quanto scritto in alcuni passaggi di un testo centrale per questo lavoro.

(continua)

Nessun commento:

Posta un commento